GUATEMALA

“Quando fu tutto distrutto, gli ufficiali incominciarono ad ammazzarci casa per casa: bimbi, adulti, anziani. Così volevano eliminarci come razza indigena, ma non ci riuscirono, grazie a Dio che non permise che finissimo nelle mani dei soldati. La gente cominciò a correre, a fuggire, rifugiandosi tra le montagne, perché pensava che gli ufficiali avrebbero continuato i loro stermini solo per un giorno o per un breve periodo. Un giorno non ne potemmo più e arrivammo a pensare di rifugiarci in un altro paese. Perché? Perché non fummo più capaci di sopportare la fame e tanto camminare, camminare…

                                                                                                                          Testimonianza di Ixtahuacan

Il mio primo viaggio in Guatemala lo feci nel 1990 con l’intenzione di documentare quanto stava accadendo alla popolazione indigena. Questo paese centroamericano ha la popolazione che per quasi i due terzi è composta da nativi diretti discendenti dei Maya e che ha sofferto una delle repressioni più selvagge e violente dell’America Latina. Alcune di queste immagini sono state realizzate proprio in quell’anno nel campo rifugiati “La Gloria”, in territorio messicano al confine con il Guatemala, che raggiunsi grazie all’aiuto del vescovo della capitale Monsignor Gerardi, assassinato nel 1998 pochi giorni dopo la pubblicazione del rapporto “Guatemala, nunca más”, a cui lui stesso aveva lavorato.

In una seconda Commissione di Inchiesta, conclusa nel 1999, venne appurato che il genocidio della popolazione era accompagnato da stupri di massa che costituiva la nuova strategia militare della tierra arrasada (terra bruciata). Gli attacchi da parte dell’esercito e delle formazioni paramilitari contro le popolazioni maya erano sistematicamente preceduti dagli stupri delle donne trovate nei villaggi e seguiti dalla caccia dei sopravvissuti.

Quelli che riuscirono a scampare ai massacri si rifugiarono nella foresta organizzandosi in comunità di resistenza, le cosiddette “Comunidades de Población en Resistencia” (CPR).

Proprio nel 1995, mentre mi trovavo di nuovo in Guatemala, una Comunità di Resistenza mi chiese se volevo documentare una manifestazione di donne maya, a cui si riferiscono alcune delle immagini che seguono, nella cittadina di Nebaj, sulle montagne dell’Ixcan. Due mesi prima una analoga manifestazione era stata attaccata dall’esercito e la presenza di alcuni fotografi ed osservatori dell’ONU poteva rappresentare una maggior garanzia.